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Spesso a questa domanda cerchiamo 1 risposta.
Per farlo cerchiamo 1 criterio e partiamo da 1 punto di vista.

La genetica può dirci molto e chissà quanto in futuro.
Forse ci dirà persino cosa ci accadrà.

Le neuroscienze possono dirci, e ci diranno, molto.
Ci spiegheranno come funzioniamo, sperando che non si continui a confondere il meccanismo con la causa.

Poi c’è la vita vera a suggerirci “un pezzo” di risposta.
Noi siamo le esperienze che abbiamo vissuto, soggettivamente e quindi in modo diverso da persona a persona.

E poi c’è la speranza nel futuro.
Il mio desiderio di evoluzione, di diventare sempre più “me stesso”, anche questo contribuisce a rispondere alla domanda: “Chi sono?”.

Già oggi sono anche ciò che non sono ancora, lo sono nel mio desiderio di diventarlo…

Ma sono anche ciò che appaio agli occhi degli altri, mi piaccia o no, me lo dicono ogni giorno con le loro risposte relazionali…
E diventiamo matti per piacere ad alcuni e altrettanto matti per non piacere ad altri, impegnando così il nostro tempo per assecondare, o per opporci, alle aspettative degli altri.

Io sono la mia consapevolezza di me, il progetto che ho su di me e il progetto relazionale che ho verso il mondo.

“Chi sono?”

Per rispondere a questa domanda non ci basta 1 risposta, 1 criterio, 1 punto di vista.

Dobbiamo cercare in più posti.

Quanta voglia abbiamo?
Quanto bisogno sentiamo di rispondere a questa domanda?

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